Chiesa di San Pietro

Situata nella zona campestre della periferia del paese. Si può presumere che la sua costruzione risalga all’anno 974, come risultava da una lapide, ora scomparsa, trovata durante i lavori di sistemazione della piazza antistante.
Indirizzo Via Pieve S. Pietro, 25013 Carpenedolo BS, Italia
Punti di contatto
Cap 25013
Modalità di accesso

Assenza di barriere architettoniche.

Accesso gratuito

L’antichissima chiesetta di S. Pietro è situata nella zona campestre della periferia del paese, a poca distanza dalla strada per Calvisano. Si può presumere che la sua costruzione risalga all’anno 974, come risultava da una lapidetta, ora scomparsa, trovata durante lavori di sistemazione della piazzetta antistante.

Il titolo di S. Pietro rimanda ad altre chiese bresciane ugualmente denominate, sorte sui possedimenti del monastero di S. Pietro in Monte di Serle, esistenti anche a Carpenedolo, in epoca medioevale, passati poi al vescovo di Brescia..

In più di mille anni di storia, la chiesetta ha subito parecchie ristrutturazioni e oggi porta il segno della sovrapposizione di vari stili...

La più importante modifica venne operata nel 1692. L’abside, che originariamente era rivolta a est, venne demolita (forse perché cadente), con la conseguente scomparsa di preziosi affreschi e l’altare fu collocato all’estremo opposto, dove era l’entrata. L’ingresso fu così sistemato ad oriente, protetto da un portichetto, costruito al posto dell’abside. L’arco ora visibile all’ingresso (reca una data, 1475, e una bella decorazione con trama a fiorami, forse di epoca seicentesca) era il primitivo arco trionfale, che separava il presbiterio dalla navata.

Il vecchio soffitto della navata a capriate fu modificato con il sostegno di un arco centrale a centina più elevata dell’arco trionfale, con le colonne portanti aderenti alle pareti, una delle quali ha coperto, in parte, un affresco della crocifissione. Furono costruiti un nuovo presbiterio e un nuovo altare, separati dalla navata da un arco posto a sostegno ad uno più antico, di cui si intravede traccia.

L’autore di tale opera, il rettore Pietro Querenti, ha lasciato una iscrizione latina, posta alla parete settentrionale, vicina all’ingresso. Tradotta, così recita: “Pietro Querenti trasferì qui a levante l’ingresso. Trasportò l’altare e il coro da qui verso sera. 3 aprile 1692. Questa cappella restituì a migliore forma e ornò di dipinti il rettore Giovanni Giacomo Cassa. 7 agosto 1794”.

Opere di restauro condotte in varie fasi dal 1974 (in occasione del millennio di fondazione) al 2001 hanno permesso di ben rilevare le parti architettoniche e gli affreschi.

Sono stati evidenziati gli archi mediano e del presbiterio, liberandoli dell’intonaco e portando i mattoni a vista. La colonna dell’arco mediano è stata in parte rimossa verticalmente, in modo da mettere in luce completamente l’affresco della crocifissione.

Nel 1980 il portichetto antistante la chiesa fu abbattutto, e lo spazio da esso occupato divenne parte integrante della navata; fu portato alla luce l’antico arco trionfale presso la porta d’ingresso; vennero pavimentate con cotto di recupero, l’area dell’altare e quella dell’ex portico.

Architettura

Osservando la chiesetta dal fondo risalta questa struttura e i tre archi. Nella parete meridionale si vede una antica finestra otturata, con infissi frammenti di embrici.

L’altare, aderente al muro dell’abside, è stato costruito quando la chiesa venne mutata di direzione nel 1692. E’ di intonaco e stucco con paliotto ornato di fiori e fogliame, nel cui mezzo è disegnata la mitra papale con le chiavi.

Sopra l’altare è posto un tabernacolo ligneo dipinto. La pala raffigura la Madonna con Bambino (l’immagine riprende quella del santuario del Castello, di Pietro Ricchi), i Santi Pietro e Paolo e il ritratto del committente, indicato da un’iscrizione: “R.(everendus) D.(ominus) Fau.(stinus) Cerutus R.(ector) S.(ancti) P.(etri). 1680”. Trad.: “Il rev. signor Faustino Ceruti rettore di S. Pietro”.

Alla sinistra dell’altare vi è un piccolo tabernacolo, nel quale si riponevano le reliquie, indicate da un’iscrizione: “Rel.(iquiae) San.(ctorum) Petri P.(apae) A.(postoli) nec non Gottardi et Rochi”. Trad.: “Reliquie dei Santi Pietro papa apostolo, Gottardo e Rocco”.

La chiesetta comunica con una angusta sagrestia, dove si trova un discreto affresco, raffigurante il crocifisso, alla destra un sacerdote inginocchiato in preghiera, alla sinistra la morte biancovestita con la falce.

Accanto alla chiesa sorge un campaniletto, con due campane. Una piccola lapide in marmo apposta sulla facciata sud del campanile, sopra il tetto del tempio, riporta un’iscrizione latina della data di costruzione o del restauro, e gli offerenti: “Didaci Azzi aliorumque Impensis extat a die XIII Aprilis Anno MDCCCLXV”. Trad.: “Edificato a spese di Didaco Azzi e di altri dal giorno 13 aprile 1865”.

Gli affreschi

Sulle pareti interne a lato spiccano pregevoli affreschi quattrocenteschi, il cui restauro è stato completato nel 2001. La loro data compare sulla bordatura superiore dell’affresco della parete meridionale, rappresentante la fuga in Egitto: “1474 Dip.>” (dipinto commemorativo dei 500 anni di costruzione). A tale data risalgono anche i dipinti della crocifissione e di S. Pietro, sulla parete opposta. I rimanenti affreschi raffiguranti S. Antonio abate, S. Bernardino, e ancora S. Antonio abate, sono della stessa epoca, ma sembra non siano dello stesso autore. Non ci si spiega perché sia stata dipinta due volte la figura di S. Antonio abate. Vi sono altri frammenti di affreschi di santi non identificati. Un affresco situato vicino alla parete di facciata del presbiterio, raffigurante il papa S. Gregorio e le anime purganti, è di epoca posteriore.

Gli affreschi recano i segni della devozione dei fedeli, che ricorrevano ai santi, quando erano provati da vicende dolorose: guerre, epidemie, carestia. Di questi fatti vi è ricca testimonianza nelle scritte graffite tracciate da ignoti popolani sui muri e sugli affreschi stessi. Sono ricordate le due terribili pesti del 1576 (la cosiddetta peste di S. Carlo) e del 1630. Ecco alcune scritte: “Adì 25 aprile 1621 io fui questa ciesa a la perdonanza”. “Adì 29 agosto 1630 fu sepulta la moglie di Camilo Ventura. Adì 5 setembre 1630 fu sepolta Dorotea sua figliola qui di sora in de la casa. Morti di mal di peste”. “1669. Le grandezze del mondo le tutta cener”. “1670. Fu datta Candia a Turchi”. “Candia è sta la nostra ruina deli omini et anco de le case”. “1836 il colera”.

La festa di S. Gottardo

Oltre alla festa del Santo titolare, il tempietto ospita la festa di S. Gottardo, ogni anno, al 4 maggio. Il Santo vescovo tedesco fu oggetto di devozione nelle zone di origine monastica (la chiesetta di S. Pietro era tale). Il suo culto si diffuse per opera dei monaci benedettini e il popolo se ne appropriò, prendendo in simpatia il Santo, considerato protettore contro la febbre, la podagra, l’idropisia, la peste, le malattie dei fanciulli, le doglie del parto e la grandine.

La chiesa di S. Pietro, ricevette il privilegio dell’indulgenza plenaria dal papa Clemente XIII (12 agosto 1767), a favore dei fedeli, che, veramente convertiti, confessati e comunicati, vi facevano visita nella festa dei Santi Pietro e Paolo, dai primi vespri fino al tramonto del sole, pregando per la pace dei governanti cristiani, per l’estirpazione delle eresie e per l’affermazione della santa madre Chiesa.

Il beneficio e i rettori

Le proprietà di S. Pietro in Monte di Serle esistenti a Carpenedolo, passate al vescovo, furono costituite in beneficio autonomo nel 1490, con onere, per il rettore, della cura d’anime in aiuto all’arciprete.

I rettori sono i seguenti: Francesco Spirani (1490-?), Pancrazio Ruggini,(1497), Graziadio Agogeri (1497-1517), Paolo Bozzola (1517-1546), Bernardino Folloni (1546-1559), Elia Bozzola (1559-1565), Leonardo Pizzoni (1565-1567), Ferrando Folloni (1567-?), Leonardo Pizzoni (1572-?), Antonio Ceruti (1580?-1620), Gerolamo Ceruti (1620-1641), Faustino Ceruti (1641-1685), G. Paolo Cassa (1685-1691), Pietro Angelo Querenti (1691-1695), Ippolito Lanfranchi (1695-1730), Giulio Cacciamali (1730-1741), Ambrogio Vetteri (1741-1763), Giovanni Giacomo Cassa (1763-1814), Francesco Barchi (1814-1845), Antonio Salvinelli (1845-1857) (39), Vigilio Bonalda (1857-1864), Giuseppe Botta (1864-1899), G. Pietro Leali (1900-1904), Giuseppe Guastalli (1905-1920), Ferruccio Scalmana (1921-1928), Giuseppe Brodini (1929-1948), Giuseppe Schena (1949-1973), Francesco Renica (1973-).

 

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